I pazienti oncologici sono una delle categorie di individui a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19.
Secondo gli studi disponibili, la probabilità è più alta in casi di malattie oncologiche ematologiche, cancro del polmone o forme già metastatizzate, mentre gli affetti da tumori solidi sono a rischio aumentato di sviluppare forme gravi, in particolare nell’anno successivo alla diagnosi di cancro. La probabilità diminuisce di anno in anno e a 5 anni dalla diagnosi è pari a quella di una persona della stessa età e condizione che non si è ammalata di cancro.
Nei pazienti affetti da tumore l’abbassamento delle difese immunitarie, prodotto dai trattamenti oncologici, porta ad un rischio di complicanze maggiori (morte ed ospedalizzazione) se contagiati da SARS-CoV-2. Inoltre, queste persone, se contagiate, devono sospendere i trattamenti antitumorali attivi fino a quando non si negativizzano.
Il vaccino protegge dalle forme gravi di malattia che possono portare a ricovero e morte. La risposta al vaccino nei soggetti oncologici è risultata simile a quella di chi non è colpito dal cancro. Inoltre, la frequenza e il tipo di eventi avversi nei pazienti oncologici non sono diversi da quelli riscontrati nella popolazione generale.
Il momento ideale per somministrare il vaccino ai pazienti in corso di terapie oncologiche non è ancora chiaro. Preferibilmente, la vaccinazione dovrebbe essere programmata 2 settimane prima dell’inizio delle terapie o comunque evitare la fase di calo dei globuli bianchi provocata dalle terapie stesse.
Recenti lavori scientifici hanno comunque dimostrato l’efficacia e la sicurezza dei vaccini anche se somministrati nel corso dei trattamenti oncologici. È probabilmente indicato effettuare un richiamo ogni 12 mesi.
Una dose di richiamo del vaccino adattato è offerta attivamente alle categorie a maggior rischio, come persone di età pari o superiore a 60 anni, ospiti delle strutture per lungodegenti, donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo “postpartum” comprese le donne in allattamento, operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione.
Inoltre, è consigliato a persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi, con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave, e quindi anche a familiari, conviventi e caregiver di persone con gravi fragilità.
A richiesta, la vaccinazione è disponibile anche a coloro che non rientrano nelle categorie a rischio. Il richiamo, di norma, ha una valenza di 12 mesi.